Mentre sul muro menzionavo con la minzione le mie iniziali, venni colto sul fatto (e sul/col fallo) in fragranza dal padrone di casa.
“Perché non pisci sul muro di casa tua? Porcaccione!” - Ma io abito qui e piscio sul muro quando voglio, piuttosto, cosa fa lei in casa mia? Risposi.
Lui, spiazzato dalla risposta, prima rimase senza parole poi mi congedò con una risata.
Il trionfo del buon senso, lui non chiamò i vigili, io evitai la multa e i due ceffoni dei miei (con prevalenza del terrore per i ceffoni sulla multa).
“Perché non pisci sul muro di casa tua? Porcaccione!” - Ma io abito qui e piscio sul muro quando voglio, piuttosto, cosa fa lei in casa mia? Risposi.
Lui, spiazzato dalla risposta, prima rimase senza parole poi mi congedò con una risata.
Il trionfo del buon senso, lui non chiamò i vigili, io evitai la multa e i due ceffoni dei miei (con prevalenza del terrore per i ceffoni sulla multa).
L’argomento è sicuramente d’attualità visto il periodico discutere sull'inciviltà, o presunta tale, della così detta movida, antipatico termine, questo, che odio in maniera sconsiderata sin dalla prima volta che l'ho udito.
Un problema centennale, questo, con i giovani a urlare fuori dai locali dove solitamente si beve, i famosi punti di aggregazione, roba a rischio estinzione visto il dilagare di social néttuorc, telefonini e droghe elettroniche varie, atte a isolare con la tecnologia il rapporto vis-à-vis.
Per chi non lo sapesse già nel 1908, là dove oggi si trova il Bar Dublino, quando la domenica sera vi si tenevano i concerti di violino, i ragazzi dell’epoca, al quinto quartino di vino, si adoperavano nel canto da osteria rovinando il riposo degli abitanti del circondario.
L'attuale Bar Dublino, in Corso Italia.
Successivamente, paonazzi nel viso, spesso pisciavano nella ruera di centro strada, quella un tempo utilizzata per il defluvio delle acque piovane e per meglio smaltire gli escrementi dei cavalli.
Al di sopra del bar vi abitava un ricco signore dell’alta borghesia saluzzese, tale Onorevole Marco per il quale non è dato sapere se il titolo Onorevole fosse un qualcosa di universalmente riconosciuto né se Marco fosse il suo nome o cognome.
Tale onorevole, stufo delle esibizione canore dei ciucchi sotto casa, anziché postare su féisbuc le proprie foto in pose da tronista, organizzò un torneo di calcio con il fine “..di allontanare dalle hostarie i giovani per avvicinarli allo sport”.
Parole, queste, che potete controllare sul settimanale “Sale e luce” (l’antenato del Corriere di Saluzzo, attuale nome della società editrice dello stesso Corriere) della settimana precedente al 30 ottobre 1910. Con una semplice visita alla biblioteca comunale, in un attimo è possibile tornare indietro di oltre cento anni.
Fu così che tra il 1909 e il 1911 si istituì il “Trofeo Coppa Città di Saluzzo”, torneo dal sapore amatoriale che di amatoriale aveva ben poco vista la caratura delle squadre invitate, tra le quali il Torino e la Vigor di Torino, due tra le squadre più in voga dell’epoca, oltre alla Juventus, società in voga sia all’epoca che all’EPOca.
In realtà il torneo fu una rivisitazione di ciò che avvenne già nel territorio comunale nel biennio 1901 - 1902, quando davanti a un'imponente cornice di pubblico, nel prato di Piazza d'Armi, si svolsero le due edizioni della Coppa del Municipio. Si trattava di una delle manifestazioni inserite nel settembre saluzzese, e sarebbe bello che un giorno si tornasse a fare qualcosa di simile..
Fu un notevole successo sia per la città che per i nobili valori da cui era mossa, che permise alla squadra cittadina di far conoscere le proprie gesta anche al di fuori del territorio comunale.
Per inciso, nel 1901 e 1902 non si chiamava ancora Saluzzo Calcio come lo conosciamo oggi, ma quella che di fatto era una selezione di studenti del Liceo comunale era conosciuta come Unione Ginnico Sportiva Jolanda Margherita, dall'omonimo Liceo, appunto.
Divenne Saluzzo solo nel 1937, dopo aver passato un periodo, tra il 1912 e il 1937, in cui la denominazione sociale era curiosamente Società Sportiva La Saluzzo. Perché tutto partì dalle scuole, settore su cui la politica promette sempre rilanci salvo poi tagliare con la scure, ma sono ben lungi, ora, dall'imbarcarmi in questo genere di discorsi.
In merito alle cinque edizioni (1901, 1902, 1909, 1910 e 1911) disputate sarò più esaustivo prossimamente in un altro post, promesso.
Tornando all'argomento, anche negli anni 30 non è che le cose fossero molto diverse. Lo sport era parte integrante dei deliri fascisti, ma i giovani son sempre stati quelli. Due belle caraffe di vino all’osteria e una bella scopata erano il massimo del divertimento degli alpini, e non solo, in libera uscita. Magari si faceva tutto un po’ più di nascosto, ma si faceva. E le case “di tolleranza” non mancavano, ne ho ritrovate almeno quattro nelle mie ricerche puttanesco alcooliche sulla Saluzzo che fu.
Cambiano i vestiti, le abitudini, i nomi dei locali, i linguaggi, ma nella sostanza tutto rimane inalterato.
E tutto sommato la cosa non mi dispiace.
Nessun commento:
Posta un commento