Un sabato
mattina, ma ero gagnu avrò avuto 4-5 anni, credo fosse suppergiù il 1985, ricordo di essermi
spaventato tantissimo a causa di una mucca che pareva impazzita. Scalpitava in maniera quasi incontrollabile a pochi metri da un abbeveratoio. Eravamo nell'attuale Piazza Buttini, dove ai tempi si teneva il mercato del
bestiame. Ve lo ricordate quell'abbeveratoio? Circondava due lati dell'allora “Casa del dazio”.
Lo tirarono giù poche settimane dopo e ne fui felice, così da levare
per sempre il legame con la struttura e lo spavento.

La casa del Dazio (sulla sinistra) visibile in questa panoramica di Via Savigliano in una cartolina degli anni '60
In questa piazza, che ho ammirato dal balcone della mia casa natia per più di trent'anni, ricordo i mucchi di neve alti come 2 piani di un palazzo, quelli fatti durante la nevicata del marzo 1986, anno in cui chiusero il Cinema Splendor proprio dove oggi sorge una banca, in Corso Italia, accanto alla statua di Silvio Pellico.
Erano anni in cui andavo a giocare con la mia barchetta telecomandata
nella piscinetta (allora funzionante) dell'orribile monumento dinanzi il tribunale,
sarà stato l’87, più o meno quando smisero di fare il già citato mercato del
Bestiame in via Savigliano. Di quell'estate porto appresso anche il ricordo
del'Ape dell'Aimeri che entrava nei cortili a togliere l'immondizia, faceva un
casino pazzesco e spesso era la mia sveglia.
Crescendo cominciavo a girare Saluzzo in maniera un po’ più
autonoma, anche se alcuni posti erano ancora off limits. Nell’estate delle
notti magiche mi era vietata via Parrà per via del Bar Radio, e gli stessi
Porti Scur, per via del Noch Noch chiuso per, diciamo così, la “vivacità” della
clientela nell'estate del 1990.
Al
massimo mi concedevo una capatina per vedere i lavori di copertura del Rio
Torto, tra Via Piave e Corso IV Novembre, ma ad insaputa dei miei.
In quegli
anni mi appassionai di musica, senza tuttavia cominciare mai a suonare
alcun strumento: credo che la chiusura di Guarini nel 1991 abbia azzerato le mie
deboli velleità. Le macchine non mi interessavano granché, però un’occhiata a
quelle esposte da Gandino all'incrocio tra Via Savigliano e Corso XXVII aprile,
almeno sino al 1991 gliela davo volentieri.
In realtà a me piaceva giocare a pallone e
proprio mentre Via S. Pellico smetteva di essere transitabile alle macchine diventando
“isola pedonale”, chiudeva i battenti il Willy Burgo: credo che la stagione
1990-1991 sia stata l’ultima disputata in quel glorioso campo.
L'esterno del Glorioso Willy Burgo
Delle scuole medie
ho un ricordo legato alla scaramanzia: ricordate le aiuole nella strada che
collega Vicentini alla Rosa Bianca, quelle che levarono nel 1992? Una volta rimosse, rimasero per
terra i segni perimetrali. Bene, ai tmepi era bello credere che, qualora calpestati questi segni, a scuola avresti preso un brutto vuoto. Per andarci passavo sempre di fronte a
Clement (e alla sua meravigliosa Citroen Pallas parcheggiata per 5 anni li di fronte. Credo fosse il 1993 quando la rimosero).
Usciti da scuola massima allerta: il tappeto di siringhe
ai giardinetti della Rosa Bianca, perennemente visibile almeno sino al ’93
sparirono, come sparì in quell’anno la Corsa dei Go-Kart in Piazza XX Settembre
e le tribune di Via Della Croce, oggi riutilizzate per la giuria di ogni
carnevale.
Terminate le medie, anno 1994, passarono due anni prima che l’unificazione dell’Einaudi e Bersezio ponesse fine alla rivalità tra le due scuole: siamo nel 1996, anno di ritrovo dello Stradivari (trovato nel baule di una Mercedes in Corso Roma davanti alla stazione dei treni) e dello spostamento del benzinaio Gaboardi da corso Roma alla statale per Pinerolo.
Terminate le medie, anno 1994, passarono due anni prima che l’unificazione dell’Einaudi e Bersezio ponesse fine alla rivalità tra le due scuole: siamo nel 1996, anno di ritrovo dello Stradivari (trovato nel baule di una Mercedes in Corso Roma davanti alla stazione dei treni) e dello spostamento del benzinaio Gaboardi da corso Roma alla statale per Pinerolo.
Nell’estate successiva scompaiono altre due
cose: la pista delle macchinine telecomandate davanti a scuola d'arte e il muro
di cinta dell'oratorio Don Bosco. E' l'estate del concerto di Nek alla Mario Musso con il biglietto a 30.000 lire. In quella successiva Via Pignari diventa a
senso unico, mentre un senso unico diventa a doppio senso di marcia: l’esperimento
del primo tratto di via Bodoni smette al terzo incidente frontale. Sono gli
ultimi anni in cui sentiamo l’inconfondibile voce di Edo Ardussi che annunciave
le partite di basket al palazzetto di Via della Croce con il suo “Basket, basket, basket”.
Ma siamo
cresciuti nel frattempo, si va nelle birrerie, tipo in rinnovato Montmartre che
smette le panche verdi e la decennale forma per l’attuale (1998) non solo per
bere, ma anche per comunicare con il preistorico intranet dell'Anita Dimunuta,
oggi Baricentro. Siamo negli ultimi mesi
del 1999, in Via Palazzo di Città per un breve periodo c’è anche una sala
giochi, ma vatti a ricordare il nome. Con la macchina prendo anche le prime
multe, e sorrido oggi a pensare a quella da 5000 lire per non aver preso il
tagliandino del parcheggio a pagamento: 5.000 lire, oggi con 2.50 euro a
malapena ti paghi due ore di parcheggio, figuriamoci la multa.
All’inizio
dell’attuale secolo se ne vanno a ritmi di uno all’anno, tre pezzi di storia,
La Pagina (2001), il Bar Felice (2002) e la storica birreria all'incrocio tra
Via Savigliano e Corso Roma (2003). Sono gli anni delle apparizioni fugaci ma
intense: “Bush” in Corso Piemonte e “l’Etno Gagà” nel 2004, a scapito di altri
due pezzettini di storia, uno microscopico ma intenso, ovvero il Donchisciotte
(2005), l’altro capostipite per intere generazioni: l’addio del Popsy per far
spazio alla grande distribuzione deve aver fatto scendere qualche lacrima a più
di una persona. Il resto è storia recente, l'oratorio di Via del Follone se ne
va per un grigio parcheggio, del mattatoio c’è traccia solo più nella
toponomastica cittadina, infine Corso Italia come lo vediamo oggi.
Il mattatoio poco prima di essere demolito (2010)
Tra
qualche anno aggiornerò questo racconto,
come
sempre,
con un
pizzico di malinconia.
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