domenica 5 maggio 2013

Saluzzo scomparsa: Il giallo scuro e il giallo sbiadito


È un’architettura strana a vedersi, perché subito non ne capisci l’utilità perché il primo impatto che si ha è quello di vedere alcuni ruderi fuori posto.

Sino a qualche anno fa dei grossi cartelloni pubblicitari ne coprivano gran parte, e la distrazione era agevolata da tale copertura, fin quando vennero rimossi per lasciar spazio a ciò che vediamo oggi.

Sei finestre con grate, in corrispondenza di altrettante aperture. Un grosso blocco, quasi monolitico, in pietra e una sagoma simile a quella di una casa visibile dal contrasto tra due gialli, uno più sbiadito dell’altro. Arrivando in piazza XX settembre da Via Torino, sulla sinistra si può vedere quest’insieme di stranezze, per le quali spesso mi capita di pensare a quante persone, come me, le hanno notate.

La curiosità è come la benzina, alimenta quotidianamente il mio amore per Saluzzo, anche per quegli aspetti che paiono marginali, come una facciata bizzarra.


Non molto tempo fa ho avuto il piacere di passare alcuni pomeriggi nel circolo anziani cittadino: era mia intenzione farmi raccontare qualche aneddoto di vita (saluzzese) di un’altra epoca, di quelle raccontate dai miei “amici” con gli occhi lucidi, con tanta malinconia per la bella età ormai svanita. 

Rimasi piacevolmente stupito dalla vitalità dei loro racconti, specie quando i gli stessi, durante i primi aneddoti raccontati, erano quelli legati alla vita più mondana.
Cominciò una lunga serie di testimonianze legate ad episodi più o meno raccontabili riguardanti le svariate case chiuse presenti ai tempi in città; siamo ancora in anni in cui la Legge Merlin non era ancora stata partorita, e certi “vissuti” erano più o meno la normalità.

Ciò che mi colpì fu la miriade di aneddoti che mettevano in relazione le case chiuse con gli alpini di leva in città, che a quanto pare erano attivissimi durante le libere uscite.

Mentre il mio pensiero si legava alla caserma Mario Musso, ecco la notizia che non mi aspetto.
Uscivano dalla Vittorio Veneto e andavano proprio lì dietro, dove oggi c’è quel negozio; poi, se qualcosa non andava nel verso giusto, vi era un’uscita secondaria dalla quale scappare in pieno anonimato”. 

Quando credo di aver intuito che l’attuale Mario Musso, dismessa nel 1991, precedentemente si intitolava Vittorio Veneto, vengo a scoprire che l’attuale Piazza XX Settembre, sino al 1962, aveva dei connotati ben diversi. Vi era infatti la vecchia caserma degli alpini, la Vittorio Veneto appunto, che geograficamente combaciava in maniera più strumentale ai racconti uditi sino a quel momento.

Scopro quindi che venne demolita nel maggio del 1962, proseguendo una serie di interventi che nella prima parte di quel decennio stravolsero Saluzzo.

L’edificio era maestoso, occupava circa 3/4 della piazza e vi si poteva accedere dall’attuale Via Torino, come ricostruibile visivamente da questa meravigliosa cartolina.


Mentre il mondo delle caserme, degli alpini e della vita militare va pian piano ingiallendosi nelle menti dei saluzzesi, ecco che ai nostri occhi, con una semplice mano di giallo differente e la salvaguardia di piccoli parti del vecchio muro perimetrale, si riapre il ricordo di un'epoca comunque unica.
Anche un semplice giallo, solo apparentemente sbiadito, può valere molto.
Droit quoi qu'il soit, Battaglione Saluzzo, e che giallo rimanga per sempre.

Giulio R.


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