Fotografato, commentato e oggi finalmente vissuto per svariate iniziative, nel già citato restauro si è materializzata la riapertura del portico, come originariamente era stato progettato.
E’ meraviglioso anche per chi non concorda con la mia partigiana analisi: per questi è a disposizione un wc al suo interno, fruibile dal suddetto portico.
L'Antico Palazzo comunale come appare oggi dopo i restauri
Particolare della facciata su Salita al Castello.
Cosa potrà mai servire una porta in quella zona della facciata?Un occhio più attento e mediamente più esperto noterà anche la differente pigmentazione delle fascette marcapiano in terracotta.
Durante i miei studi universitari, che videro nell’antico Palazzo Comunale il soggetto della mia tesi, venni a conoscenza di alcune interessanti notizie in merito.Occorre fare un passo indietro sino al 1601, in occasione della “venuta” (capirete più avanti perché tra virgolette) a Saluzzo del Duca Carlo Emanuele I; per l’occasione venne commissionata al famoso pittore Cesare Arbasia, l’opera di affrescatura della facciata verso salita al castello; era intenzione dei committenti donare alla città, in segno di devozione verso il bel Duca Carlo, qualcosa che ne ricordasse l’evento.
Nell’occasione il bel Duca, in seguito al trattato di Lione, si fregò del titolo di Marchese di Saluzzo, benché esso fosse diventato in quel periodo un qualcosa di più simbolico che di sostanziale importanza.In un’epoca successiva, sicuramente prima del 1690, parte di questi affreschi, lautamente pagati, vennero distrutti al fine di permettere l’apertura di due porte finestre in concomitanza, così che potesse essere inserito un balcone.
Capirete che questa scelta fu particolarmente bizzarra, non tanto per la porcheria stilistica di un balcone al di sopra di un portico (ai tempi aperto come lo vediamo oggi) dalla dubbia utilità, ma per via della distruzione di parte dell’affresco.Perché cancellare un qualcosa di lautamente pagato in questa maniera?
Come al solito certe cose saltano fuori molto tempo dopo tra un appunto, un documento segreto e una leggenda pseudo metropolitana venuta a galla e ulteriormente romanzata con il passare degli anni.
Pare che le cose andarono più o meno così.
Intorno all’inizio della seconda metà del ‘600 (diciamo, indicativamente, 1655, purtroppo in quel periodo molti documenti sono andati perduti), in un consiglio comunale particolarmente acceso, venne proposta la cancellazione dell’affresco per non precisati motivi etici.
Questo perché i consiglieri comunali di quel periodo, i cui padri (e soprattutto madri) erano giovani sposini durante il periodo della venuta del Duca a Saluzzo, maturavano la volontà di zittire le dicerie sul conto dei loro (alcuni già defunti) genitori.Ai tempi la comodità dei trasporti era ben lontana dallo standard attuale, tanto che molti sostenevano, forse malignamente, che il bel Duca avesse trovato in Saluzzo un efficiente relax per potersi riprendere dal lungo viaggio. Relax probabilmente più approfondito di un semplice riposo in stanze di lusso.
Diciamo più lussurioso che lussuoso.
Il Duca evirato: Carlo Emanuele I.
Il dipinto del duca venne abilmente evirato nelle parti nobili del nobile, così da cancellare anche simbolicamente tali dicerie.
Non ho mai voluto approfondire più di tanto questa ipotesi, di cui v’è traccia – e nemmeno troppo velata – negli archivi a disposizione della popolazione.
Certe leggende o presunte tali, è bello lasciarle camminare nel tempo.
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