Sono dell'idea che in questo blog non si debba per forza escludere la Saluzzo che verrà, i suoi cambiamenti, i progetti che la riguardano, il suo sviluppo futuro. Siamo in anni in cui il cemento la fa da padrone, non sempre nella maniera in cui vorrei, ma fa lo stesso.
Facciamo un esperimento?
Proviamo a immaginare.
Facciamo finta che io in questo momento mi trovi a Casa Cavassa, forse il Palazzo più importante di Saluzzo. Sto tranquillamente aspettando il turno guidato della mia visita, quando...
Saluzzo, otterdici dicebbraio duemillemilaquattroventi.
Toc toc!
Sì, chi è?
“Ciao, qui abbiam deciso che si fa questo: buttiamo giù quello, foriamo quell'altro, asfaltiamo li e costruiamo lì”
(L’UE ci riempie di soldi e un po’ di cresta salta sempre fuori. Questo, però, non lo diciamo troppo forte)”
Già, ma se agli abitanti del luogo non sta bene?
“E a noi cazzo ce ne frega? Si fa lo stesso”.
La democrazia (del manganello, o sfollagentocrazia) e i dibattiti faranno il resto.
Gli aggettivi degli uomini del potere sono sempre gli stessi: Equilibrio, dialogo, democrazia, terapia tapioca come se fosse un traforo in Val di Susa, oltre alla scontata “indignazione per i fatti violenti” o più comunemente per la violenza in senso lato, chiaramente mai quella che fanno loro estirpando qua e là..
Insomma, partono i lavori.
Risultato? La gente si incazza, poi a seconda del luogo, problema, tipo di rivolta, i media (cioè il potere) individuano il nemico e il gioco è fatto.
Una volta sono i black-block, l’altra i comunisti, poi i fantomatici “nemici del progresso”, quindi i fannulloni, i froci, i “terroni” di Chiaiano perché non vogliono l’inceneritore, di Napoli perché non fanno la differenziata, prima ancora gli ingrati de L'Aquila che hanno il coraggio di protestare dopo tutto quello che il Super Bertol-asu (piemontesismo) ha fatto per loro.
Chiaramente il popolo bue si adegua, perchè, “..minchia, l'han detto al telegiornale”.
O almeno fin quando non tocca a loro.
Amici saluzzesi, non so voi, ma non vedo l’ora che qualcuno progetti il trafotto sul Monviso, con un bel TGV Merci (che sta per merci, non mercì alla francese eh) che ci porterà in Francia, in dodici minuti, con stazione al posto di Casa Cavassa.
Che bello, non vedo l'ora!
Nella foto presa da wikipedia, Casa Cavassa, punto di partenza per il treno che ci collegherà alla Francia. Al posto dell'attuale portone d'ingresso vi saranno i binari del treno, mentre la sala d'attesa sarà inserita là dove oggi possiamo ammirare la Pala di Hans Klemer, sopra la quale verrà posto il tabellone delle partenze.
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