martedì 30 aprile 2013

Saluzzo, Corso XXVII Aprile 1945: “La torretta della libertà”




Il 27 aprile del 1994, tornando a casa, mi fermai all’allora semaforo di Corso Roma. In attesa del verde, mi cadde l’occhio sulla prima pagina de La Stampa, sulla quale campeggiava una storica notizia: “Dopo 350 anni i neri al voto in Sudafrica”. Si trattava di una svolta epocale, dopo anni di apartheid anche i neri riacquistarono il diritto al voto. Da allora il 27 aprile è per il Sudafrica la festa della Libertà. Ne avevamo parlato a scuola, questo lo ricordo con certezza. Al semaforo infatti venni anche incuriosito da un’insolita torretta gialla alla mia sinistra, nel cortile di quell’edificio tra Via Martiri e Corso XXVII aprile; conoscendone il proprietario, ne approfittai e gli chiesi il perché di quell’insolita torretta apparentemente inutile.

Mi raccontò che venne costruita quando l’attuale Corso era solo un prato che lo divideva dal recinto di Villa Aliberti. Si narra che l’allora omonima Contessa lo diede in dono al Comune di Saluzzo, a patto che sullo stesso gli edifici non nascessero alti più di due/tre piani fuori terra, così che all’interno dei suoi possedimenti non potesse essere spiata da chi raggiungeva i piani più alti.


V’è da dire che prima di questo episodio, il suddetto terreno fu oggetto di diatriba tra la nobile famiglia e i vicini, e fors’anche per questo motivo i maligni videro nel regalo della contessa il metodo più efficace per vendicarsi con gli stessi.


Fatta la legge trovato l’inganno: la costruzione di quella torretta, non abitabile e priva di qualsivoglia funzione di controllo, ebbe il solo scopo di poter eludere il regolamento e curiosare liberamente dentro i possedimenti.


Una specie di goliardata, una di quelle che strappa un sorriso.


Venne successivamente costruita la strada, inizialmente stradale per Pinerolo, la stessa che vide Mussolini – il 26 settembre del 1939 – transitare nel suo viaggio propagandistico tra Torino e Cuneo, con tappa anche in quel di Saluzzo per la posa della prima pietra della Casa del Fascio (mai iniziata), là dove oggi sorge il tribunale.


Siamo in pieno ventennio, ovviamente.


Il tempo passa, il rischio è che i racconti si tingano di particolari romanzati, e che la memoria cominci a fare cilecca. In più ci si mette anche la frenesia di questi tempi, in cui tutto cambia velocemente, compresi i semafori, che se ne vanno per dare spazio a rotonde nelle quali non ci si ferma più, perdendo anche l’occasione per buttare l’occhio per ammirare i piccoli particolari, come le inutili torrette di un edificio nel centro di Saluzzo.


Io l’ho ribattezzata “La Torretta della Libertà”: da un lato la libertà della contessa di girare nei propri possedimenti senza essere spiata, dall’altra la libertà di poter spiare grazie a una simpatica scappatoia al piano regolatore.


Ma soprattutto la libertà scritta nel nome di quel Corso, oggi XXVII aprile, giorno in cui, con 48 ore di ritardo, venne liberata la nostra meravigliosa città.

Differenziata marchionale


Il comune di Saluzzo: quando l’esempio vien dall’alto.

In quanto saluzzese, mi piacerebbe poter dare un’Allemano alla mia città, ma non facendo parte di nessun partito mi limito a votare e adempiere ai miei doveri di cittadino; qualche martedì fa, passeggiavo nei pressi del comune, quando delle urla forsennate mi attrassero: era in atto il consiglio comunale più simile a una Risso che a un dibattito, e lo capii quando un consigliere ricevette una Pignatta in faccia. In quel momento Ponso: “Non è con la violenza che si risolvono le cose, è il Momberto di intervenire”. Il dibattito era su vari Tagliano del Governo, sulla cultura, servizi sociali e eventuali ricadute sulla collettività, e soprattutto sulla Differenziata partita da oochi anni, al che sfondai la porta ed entrai in mezzo all’acceso dibattito, dopo essermi pulito le scarpe sporche di Terrigno, provocando la reazione stizzita dei presenti: “E lei chi è? Lovera fino adesso? Questo è il nostro Iacampo, ci lasci lavorare e non ci rompa i Bodoni!”.

Ci rimasi male, non avevo nessun intento Pellico, volevo solo fare da paciere, eppure un signore con un Lanzone enorme mi disse: “Noi siamo qui per fare il bene della città, anche se siamo politici non Rubiolo nulla!”

Mi sembrò una frase buttata a caso nel Calderoni dei discorsi fatti, ma avevo il sentore avesse la coda di paglia, in fondo non c’era nessun motivo di dirmi certe cose.

Mi tolsi un Sassone dalle scarpe rispondendogli: “Arrivo Damilano, la è da Maggio che fanno la differenziata senza grossi risultati e noi qua dopo tre settimane sentenziamo già il fallimento? Miretti quel mucchio di spazzatura in fondo alla via, l’ho Contin, sono trenta sacchetti. Io Andreis anche a toglierli, ma bisogna far leva sul senso civico della gente, non sulle opere caritevoli dei singoli cittadini!”.

Uscii e prima di tornare a Cavassa andai a bermi una birra in quel locale una volta chiamato Re Artusio, e dopo pochi minuti arrivarono anche loro, i membri del consiglio comunale. Erano più rilassati, sembravano anche più Revelli, uno mi riconobbe e salutò con la sua Denina ma non andò oltre, forse memore di quando fatto prima.

Arrivato a casa, alle prese con il mio Anelli vibrante, ebbi l’illuminazione: non mi avevano cagato per niente, di fatto mi avevano accuratamente differenziato.

Come si suol dire, l’esempio vien dall’alto.

A noi cittadini non resta che imparare.

Bene ironia a parte, la mia impressione, stando anche a ciò che leggo e sento in giro da svariati concittadini, la differenziata a Saluzzo funziona. Da bravi bògianen ci abbiamo messo un po': noi piemuntèis, si sa, ci mettiamo un attimo a metabolizzare i cambiamenti.

Tutto ciò mi permette, finalmente, di chiudere per sempre una pagina sconvolgente della mia vita. La foto qui proposta la scattai nell'ottobre del 2005 in Piazzetta Santa Maria. Per oltre un lustro mi son scervellato per capire cosa ci facesse a Saluzzo un cassonetto del Comune di Chivasso.
Oggi, senza cassonetti, la cosa non mi interessa più.
Sono più sereno,
e forse anche l'ambiente.

Giulio R.

Paralleli - Via Spielberg 1977 - 2013


Cambiano i tetti, se ne vanno i semafori, un po' di colore, stessa bellezza di sempre.

Vota anche tu Giulio Rosingana Marchese-senatùr del Nuovo Marchesato di Saluzzo



Ragazzi ho deciso,
da oggi rinasce il Marchesato di Saluzzo, e da saluzzese, rivendicando le mie origini, dico basta alle influenze esterne, estere ed esterofile, perciò  proclamo l’indipendenza del Marchesato di Saluzzo, con sede in Saluzzo (SZ) a partire da adesso, 29 settembre 2010, così la smetteremo di ricordare questa data per via della nascita di politici-imprenditori di poco spessore.
Basta Islam, basta terroni, basta padani, via da Roma ladrona, Saluzzo caput-mundi!
Io dico basta e invito tutti voi saluzzesi a lottare per riprenderci  tutto quello che ci hanno tolto in questi anni, cazzo non se ne può più! A partire da tutti i feudi che furono di questo Marchesato, è l’ora che Roma e Bergamo la smettano di fare i parassiti qua sulla nostra terra con i nostri soldi, le nostre bellezze, le nostre ricchezze. E’ l’ora di finirla con questi orribili abitanti venuti da vallate et paesi  diversi dalla nostra amata Saluzzo che entrano nelle nostre proprietà rubandoci l’acqua da mettere nelle loro ampolle, organizzando sagre paesane nelle nostre piazze con colori diversi dal bianco e azzurro, i colori della nostra città. Basta con questo tricolore dimmerda, basta con queste bandiere tutte verdi che mi ricordano l’Avellino, orribile squadra del sud Italia.
Che la storia riacquisti la sua continuità dall’anno 1549, anno in cui la storia del glorioso marchesato di Saluzzo ebbe fine dopo la sua nascita nel 1175. Non cancelliamo 374 anni di storia, cazzo!


Allora, prima precisazione: voi cominciate a votarmi, io vi prometto tutto.
Sappiate che il mio programma è assai articolato e avrò tempo a raccontarvelo appena mi proclamerete marchese.
La prima cosa che prometto, e sarà esecutiva immediatamente (insomma, non dovrete attendere 21 anni sentendo parlare di indipendenza senza trovarvi nulla in mano se non le mie parole, saremo indipendenti a partire da.. adesso) è la liberazione del Feudo di Paesana (SZ), che culturalmente è stata invasa e violentata da chiunque in questi secoli.
- Riaprirò le cave in marmo di Calcinere (SZ) e torneranno a comprare il marmo da noi, mica da quei terùn di Carrara.
- Come fece una la mia carissima antenata Margherita di Foix, cacceremo tutti quelli che non avranno la nostra religione. Lei lo fece con i valdesi “salvando” le gloriose borgate di Pian Croesio e Pratoguglielmo dagli invasati riformisti, io salverò i medesimi possedimenti da chiunque professi una religione diversa da quella ufficiale (che devo ancora decidere quale sarà).
- Basta con l’acqua nell’ampolla portata all’estero, l’acqua nasce da noi e ce la beviamo noi e decidiamo noi in quale provetta imbottigliarla, puttana-EVA!!
- Basta con l’Euro: il principato di Seborga ha il “Luigino” come moneta interna? Noi avremo il “Trotino”.
[Questo comunicato è stato scritto ruttando mentre mi grattavo le palle con il dito medio della mano destra]